Ricordando Ken Block: L'uomo che non si è mai fermato se n'è andato

Ken Block è morto il 2 gennaio 2023 nella contea di Wasatch, nello Utah, in un incidente in motoslitta.

«Rallenta. Amico, rallenta!» Queste parole furono pronunciate dall’interno dell’allora nuovissimo Ford Raptor di seconda generazione. Ken Block e io stavamo sfrecciando su una serie di curve a 90 miglia all’ora nelle Dune di Dumont, a circa 90 miglia da Las Vegas. Solo che non ero io a parlare. Stavo spaventando a morte Ken Block. «Sono il peggior passeggero del mondo, lo so. Ma amico, rallenta». Perché diavolo stavo guidando? Stavamo girando un episodio del nostro vecchio show Ignition e Ford aveva fatto in modo che Ken apparisse nel video per la parte delle dune di sabbia. Finimmo la scena con me che fingevo di fargli venire il mal d’auto. La cosa divertente è che l’ho fatto davvero. Tuttavia, è la prima scena che abbiamo girato a essere importante. L’inquadratura iniziale del segmento di Ken doveva essere lui che prendeva abbastanza aria per saltare completamente con il Raptor sopra di me. Quello che ho visto fare a Ken mi ha stupito.

Abbiamo fatto una serie di riprese di prova. Quando si guarda un’auto fare qualcosa, qualsiasi cosa, in video, ci si rende conto che ci sono circa 20-30 riprese e angolazioni alternative che non sono state riprese. Quando guido, posso chiedere un paio di prove, poi aspetto che il regista urli l’azione e provo. Poi ripeto. Con Ken, faceva così e poi continuava a esercitarsi tra una ripresa e l’altra. E a fare pratica. E a esercitarsi. Non si fermava mai. Questo è andato avanti per tutto il giorno, scena dopo scena, allestimento dopo allestimento. Tra una ripresa e l’altra, di solito tiro fuori il telefono e faccio il doomscroll. O mangio qualcosa che non dovrei mangiare. Ken ha continuato a correre su dune di 1.000 metri, cercando di salire sempre più in alto. Poteva essere un giorno di paga facile per lui, ma l’ha reso molto di più.

Quello che è successo alla fine della giornata è stato isterico. Ero sul sedile del passeggero e Ken ha eseguito un ultimo salto. Era un salto da urlo. Ma il regista chiese «solo un altro» e lui lo fece, solo che la Ford non volò così in alto. Ken si girò verso di me e disse: «C’è una linea sottile tra il troppo poco e il troppo. Quello era troppo poco. Non si può chiudere la giornata così». Un attimo dopo eravamo di nuovo in volo e non credo che un Raptor abbia mai saltato più in alto. Ken aveva appena lanciato quella dannata cosa. Prima guardavo il cielo, poi il pendio di una duna. Non siamo atterrati tanto sulle ruote quanto sulla piastra di scorrimento anteriore, che era completamente sfondata. Così come la mia spina dorsale. Ken parlò per primo. «Ok, questo è stato troppo».

Nel corso degli anni ho rivisto Ken di tanto in tanto. Non ci descriverei esattamente come amici, ma eravamo in confidenza. Nel maggio dell’anno scorso, fui invitato alla festa per la presentazione dell’auto squilibrata di Ken per la scalata della Pikes Peak, la Hoonipigasus. Apparentemente una Porsche 911, con 1.400 cavalli di potenza, trazione integrale e sospensioni regolabili con GPS, è un mostro. All’epoca mi stavo allenando per la centesima edizione della Pikes Peak e avevo appena portato in pista per la prima volta la mia Porsche Cayman GT4 da 420 cavalli. Ken aveva un compito non indifferente davanti a sé.